Il rituale per uscire di casa al mattino: una guerra senza trincee
Cos’è un rituale familiare e perché può essere un valido strumento educativo per i bambini? Nella vita di tutti i giorni siamo di fretta, magari spesso in ritardo e se a questo ci aggiungiamo un bambino che si attarda nell’uscire di casa al mattino con capricci e lamentele? Ecco la ricetta per non vivere un dramma familiare.
La mattina è una corsa continua tra svegliare il bambino, preparare la colazione, incalzare costantemente con “Muoviti, è tardi” oppure “Ti do cinque minuti e poi dobbiamo uscire”, controllare la cartella, i vestiti da mettere e così via. Ecco così che per le famiglie entra in soccorso un valido, ma allo stesso tempo delicato, strumento educativo per la vita quotidiana: il rituale familiare, utile non solo al bambino, ma anche ai genitori. Vediamo perché.
Prepararsi la mattina
- Cos’è un rituale e perchè è importante
- Uscire di casa al mattino è una guerra senza trincee
- Correre ai ripari o prevenire?
- É davvero necessario fare colazione e lavarsi i denti con il bambino?
Cos’è un rituale e perchè è importante
Innanzitutto è bene comprendere cosa sia un rituale e per farlo possiamo rifarci alla definizione che troviamo nel dizionario Treccani:
Un rituale è il complesso di norme prestabilite che regolano lo svolgimento di un’azione.
Un insieme, quindi, di regole, codici di comportamento, pensieri che guidano un’azione. Pensiamo al passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria, un esempio facilmente riconoscibile da tutti per spiegare le fasi del rituale.
A cosa servono i rituali?
I rituali servono a dare importanza a un determinato momento, servono a preparare, a creare un’anticipazione di quello che verrà in seguito, quindi anche una certa prevedibilità. I rituali scandiscono il fluire dell’esperienza e rassicurano. Ci servono per cristallizzare le esperienze, evitando che la vita sia un unico grande flusso di cose da fare.
I rituali servono a dare importanza a un determinato momento
Ma i rituali non sono rintracciabili solo nei Macro-Passaggi, scanditi da eventi socialmente riconoscibili. La nostra quotidianità, il vivere familiare, il lavoro, la scuola sono ricchi di momenti rituali di cui spesso nemmeno ci rendiamo conto.
Ritualizzare un momento di vita quotidiana significa permettere al bambino di tracciare insieme la linea dei comportamenti da tenere, che saranno in questo modo più facili da gestire.
Le fasi del rituale
I rituali si strutturano principalmente in tre fasi:
- Fase preparatoria: in questa fase sarà importante veicolare messaggi propiziatori, ponendo le basi comunicative emotive e operative di ciò che andremo a fare
- Fase operativa: in cui sosteniamo il flusso dell’esperienza attraverso la relazione, curando insieme al bambino i passaggi che vogliamo far imparare
- Fase narrativa: qui, attraverso il dialogo, abbiamo il compito di consolidare le azioni positive e i risultati ottenuti. Sarà molto importante concentrarci su tutti gli aspetti positivi che saremo in grado di tracciare. L’obiettivo è l’interiorizzazione della prassi da apprendere con sollecitazioni che motivino il riprodursi della routine.
Uscire di casa al mattino è una guerra senza trincee
«Uscire di casa al mattino per andare a scuola: una guerra senza trincee», così una volta una mamma ha definito la preparazione della sua famiglia al mattino.
Il momento dell’uscita di casa costituisce motivo di scontro con i figli. Bambini che si attardano dall’alzarsi dal letto, altri che rallentano fino al punto di fermarsi, altri ancora, i più creativi, che trovano ogni scusa per ritardare il momento dell’uscita di casa: “Questi colori non mi piacciono, voglio cambiare maglietta”. Nei casi più faticosi, capita di trovarci di fronte a vere e proprie crisi con urla o mutismi.
Correre ai ripari o prevenire?
Abbiamo detto che i rituali sono schemi di comportamento condivisi che rassicurano perché sempre uguali e prevedibili, ma soprattutto i rituali, a differenza delle “regole” comunemente intese, sono accessibili ai bambini.
Innanzitutto dobbiamo ricordare che i bambini non hanno fretta, gli adulti ce l’hanno. Quindi? Calma!
Partiamo dalla fase preparatoria, che prevede che si passi molto tempo insieme al bambino. Questa fase inizia dalla sera prima, quando, insieme a lui, si scelgono i vestiti del giorno dopo, si prepara la cartella e anche la merenda. Diventa molto importante in questa fase veicolare i messaggi con cui si vuole che venga vissuta la preparazione della mattina: “Non vedo l’ora di mangiare i cereali e i biscotti” oppure “Starai benissimo con questi vestiti, vedrai” o ancora “Bene che abbiamo preparato la cartella, così domattina possiamo pensare solo a mangiare e farci belli”.
Evitiamo frasi come “Mi raccomando, domattina non farmi impazzire” oppure “Vero che domattina farai il bravo? Me lo prometti?”. Ricordiamoci che in questo modo non facciamo altro che trasmettere sfiducia e inquietudine, che non sono sentimenti del bambino, ma dell’adulto.
Al mattino saremo nella fase operativa, dove, insieme al bambino, faremo tutto quello che abbiamo preannunciato il giorno prima, aderendo al clima emotivo che abbiamo preparato la sera. Si va a fare colazione insieme, poi in bagno a lavarci e quando sarà il momento di vestirsi, allora sarà il momento del distacco, quando daremo “appuntamento” al bambino a raggiungerci nell’ingresso, fuori dalla porta di casa o addirittura direttamente in macchina, se ce ne fossero le condizioni. Questo momento di autonomia è fondamentale per trasmettere fiducia.
È davvero necessario fare colazione e lavarsi i denti con il bambino?
Si, è davvero importante perché il bambino non percepisce lo scorrere del tempo, non sente quel ticchettio che mette così tanta fretta e, a volte, agitazione a noi adulti. Ecco perché è inutile dare indicazioni temporali come “Abbiamo poco tempo”, perché “poco” è una unità di misura del tempo non comprensibile dal bambino.
Ciò che comprende è invece la relazione. Se noi viviamo insieme a lui lo scorrere del tempo in modo sereno, adempiendo contemporaneamente a lui tutte le attività previste dalla mattina, allora diventeremo noi “l’orologio del bambino”. Saremo noi la sua unità di misura per regolarsi nel tempo e nello spazio.
L’obiettivo è stato raggiunto: siamo arrivati a scuola in tempo, possiamo gratificare il piccolo
Eccoci giunti alla fase narrativa, che verrebbe da non considerare perché l’obiettivo è stato raggiunto. Ricordiamo che il rituale è l’antenato della regola ed è quindi molto importante permettere al bambino di interiorizzare ciò che è avvenuto attraverso la gratificazione: “Fantastici! Siamo puntualissimi” oppure ancora “Siamo stati talmente bravi stamattina che avrai tempo anche di giocare con i tuoi compagni prima di entrare a scuola”, sviluppando così la relazione.
Ora non resta che provare e, provando a seguire queste indicazioni, dare sfogo alla propria creatività genitoriale.
Fonte: https://www.wamily.it/il-rituale-per-uscire-di-casa-al-mattino-una-guerra-senza-trincee/