Mio figlio Ruba: come reagire in modo da trasformare la delusione in un’opportunità educativa
Scoprire che un figlio ruba non è mai semplice. Sebbene la prima reazione sia il rimprovero, la cosa migliore è lasciare a lui il tempo di spiegarsi, senza banalizzare. Se l’azione è stata commessa in gruppo, magari è fragile, oppure lo ha fatto per dispetto.
Molti bambini, così come molti adolescenti compiono atti che possiamo definire “devianti” o in termini più generici “di trasgressione”. Questi atteggiamenti non sono mai facili da gestire dagli adulti, ma proviamo a stilare alcune indicazioni utili per leggere al meglio la situazione.
Scoprire che un figlio ruba non è mai piacevole. entrano in gioco molteplici variabili: il contesto, il valore, la dinamica, la motivazione, le conseguenze e la rilettura che il figlio stesso ne fa e il giudizio che l’adulto ha del fatto.
Figli che rubano
- Il giudizio del genitore instransigente
- Il giudizio del genitore permissivo
- Diamoci e diamo un’opportunità
Il giudizio di un genitore intransigente
Per partire, argomenteremo il giudizio del genitore perché è da questo che scaturiscono tutti gli effetti a cascata. Ci sono alcuni genitori che nutrono una totale intollerabilità per il gesto in sé, in quanto assumono come principio cardine l’idea di giustizia, che non deve essere violata, a prescindere da variabili futili come il valore dell’oggetto rubato o la motivazione che ha mosso all’azione.
Ricordando che le considerazione che scriviamo sono educative e non punitive, è utile sottolineare che anche in questi casi è importante che il bambino o il ragazzo abbiano l’opportunità di spiegare la loro versione.
Rubare per dispetto
Poniamo il caso di un bambino che ruba una macchinina al suo compagno e che lo abbia fatto per dispetto, per antipatia. In questo caso la motivazione che ha spinto il ragazzo a rubare, non è l’appropriarsi di un oggetto, ma il fatto di segnare con un torto il compagno di scuola. Risulta evidente come il focus si sia spostato da un atto di ingiustizia a una abilità sociale e relazionale ancora da apprendere. Avere in mente questo significa avere le basi per emettere l’azione educativa più corretta, per cui in questo caso sarà importante lavorare con il bambino affinché impari che l’antipatia ha modi differenti di essere gestita.
Rubare spinti dal gruppo
Poniamo ancora il caso di un ragazzo che ruba al supermercato insieme agli amici coetanei. Anche in questo caso per i genitori è facile giudicare come intollerabile l’accaduto, sarà però importante dare voce al ragazzo e permettergli di esprimere il proprio mondo interiore.
Potremmo trovarci davanti ad un ragazzo che ha effettuato un furto perché spinto dall’onda del gruppo dei pari e che non ha saputo resistere alla pressione sociale. Anche qui è evidente che il focus non è l’appropriazione di un oggetto, ma un ragazzo che ha bisogno di supporto nel comprendere che si tratta o di amici che non gli fanno del bene o di chiarire per quale motivo abbia avuto il bisogno di compiacerli.
In entrambi i casi, che costituiscono solo degli esempi, capiamo come il dare voce alle ragioni che hanno mosso l’azione sia significativo per evitare di punire un gesto senza però che venga centrato il punto.
Il giudizio del genitore permissivo
Una reazione alternativa al furto commesso da nostro figlio, può essere caratterizzata da uno stile più “permissivo”, che da priorità a variabili come il contesto in cui è stato agito il furto, il valore dell’oggetto rubato e la dinamica. Vediamo a cosa può portare.
La marachella
Poniamo dunque il caso dello stesso bambino di prima che ha rubato la macchinina. Per il genitore permissivo questo non costituisce un problema, ma lo categorizza semplicemente come una marachella, liquidando la situazione con una sgridata poco incisiva e soprattutto poco esplorativa. Qui risulta invece evidente come si sia persa un’occasione di approfondimento da un lato e come non si sia dato il giusto peso ad una modalità che non è legittimabile nemmeno in tenera età.
La bravata tra ragazzi
Nel caso invece del ragazzo che ruba al supermercato, il genitore permissivo potrebbe ricondurre la questione a una “bravata” da ragazzini e anche qui racchiuderla in un contenitore non adatto. Quel ragazzo avrebbe perso l’opportunità di esprimere il proprio disagio ad un adulto e dall’altra parte potrebbe sviluppare un rapporto causa-effetto decisamente poco solido, andando in contro a conseguenze di scarso rilievo.
Diamoci e diamo un’opportunità
Doveroso precisare che gli esempi qui adottati fungono da linee guida per situazioni che nulla hanno a che fare con agiti devianti ripetuti nel tempo e allo stesso tempo appartengono a categorie di ragazzi che hanno maturato l’idea che rubare sia idealmente e concretamente sbagliato. In casi di maggiore gravità è sempre utile affiancarsi ad uno specialista per gestire insieme la situazione.
Da tutti gli esempi riportati emerge come stella polare un concetto: quello di opportunità. Le azioni dei nostri figli ci propongono una serie di occasioni educative che in qualità di adulti possiamo o meno cogliere. Resistere alla reazione punitiva immediata significa dare l’opportunità non solo al giovane, ma anche all’adulto di scoprire se c’è qualcosa che vale la pena affrontare.
Se da un lato la punizione sana in parte le conseguenze dell’azione, dall’altro il dialogo si prende cura delle motivazioni.