La scuola di oggi non è al passo con la società: “Non basta una lavagna multimediale a renderla moderna”
La scuola di oggi riesce a stare al passo con i tempi? Attrezzata di registro elettronico e lavagne lim, manca però nella sua programmazione di materie importanti e spesso insegna ai ragazzi ad essere altro da ciò che il mondo del lavoro si aspetta.
Come ogni inizio anno ci troviamo a far tesoro dei bilanci dell’anno precedente, a ideare aspettative sulla base dei primi giorni e a tracciare un sentiero, un programma di quello che vorremmo fosse il nostro anno. Lo fanno anche i nostri figli, soprattutto se ormai avviati all’adolescenza.
Questo non è solo un qualcosa che facciamo per noi stessi, in qualità di genitori, lo si fa anche rivolto ai propri figli. Intendo dire che il bilancio, le aspettative e il programma non lo si fa solamente su se stessi, ma anche su i propri figli. Ecco che così ci si trova impegnati intellettualmente a pensare a cosa manca a questa nostra scuola, per far sì che quel sentiero, quel tracciato possa essere percorso: educazione emotiva o forse civica, educazione finanziaria, magari più educazione artistica con laboratori espressivi, perché la scuola non dev’essere solo utile, ma anche bella.
La scuola deve formare gli adulti di domani
Coinvolti in tutte queste stuzzicanti e importanti riflessioni non ci sono solo i genitori. Tutti si presentano all’appello per interrogarsi su come sarebbe architettata una sana e formativa programmazione scolastica che permetta ai ragazzi di crescere e maturare come individui. In un certo senso siamo tutti toccati da questo tema: dal datore di lavoro che deve assureme i dipendenti del domani, al cittadino che vive in una comunità che nel futuro sarà abitata proprio dagli studenti che ora vanno a scuola.
Anche professioni come la mia si chiedono, direi a ragion veduta più di tutte le altre, se si possa cambiare la programmazione di una scuola, la nostra, che odora di vetusto e anacronistico. La società evolve e purtroppo la scuola non riesce proprio a stare al passo. Dirlo non è più una critica, ma una affaticata constatazione. Cogliendo questa interessante occasione, condivido una riflessione che da una parte diversa della mia attività, quella parte che si occupa di gestire altri professionisti, coordinandoli nelle loro attività. Da questo osservatorio ho potuto registrare una serie di scollamenti tra la preparazione (la scuola) e la prova (il lavoro).
La scuola insegna ciò che la società combatte
Nella nostra scuola si insegna molto di ciò che nel mondo del lavoro combattiamo perché scompaia, ma ci fa tornare indietro, all’epoca delle catene di montaggio. Ecco, al di là delle precise materie scolastiche che sarebbero da aggiungere, inizierei con il riflettere sulle modalità di esecuzione delle lezioni, delle prove, dei compiti.
- Siamo abituati a pensare che chiedere aiuto al proprio compagno sia barare, anzi sia proprio sbagliato, al punto da prevedere anche una sanzione: la nota disciplinare. Impariamo a non chiedere non solo perché sbagliato, ma perché “Non si fa!”.
- Siamo abituati a pensare che un compito, una verifica debba essere svolta individualmente, così da poter misurare l’effettiva capacità di riprodurre quanto studiato, quando nel mondo del lavoro stiamo cercando in tutti i modi a fatica di sciogliere questo schema secondo il quale la competizione tra pari sia migliore della cooperazione.
- Siamo abituati a pensare che sia compito dell’insegnante dare conoscenze e istruzioni e che da lui debba arrivare il sapere da immagazzinare e riprodurre, quando nel mondo del lavoro fatichiamo assai a instaurare una mentalità che operi verso il senso critico, la ricerca di soluzioni diverse, il pensiero divergente.
Un tempo la scuola era lo specchio della società, in un rapporto di reciprocità simmetrica, in un rapporto di riproduzione circolare, in cui la scuola era davvero la palestra preparatoria di ciò che sarebbe arrivato dopo. Oggi non più, la società si è traghettata da un’altra parte, lasciando la scuola lì, sola, ad autoriprodursi medesima a se stessa, illudendosi con qualche Tablet e qualche lavagna multimediale di essere all’avanguardia.