Il rituale per convincere i bimbi a fare i compiti delle vacanze: il miglior alleato contro il dolce far niente
È arrivata l’estate e con lei la noia e le giornate ad oziare. Ci sono però i compiti delle vacanze, come possiamo farli fare ai nostri bimbi senza che ogni giorno aprire i libri si trasformi in una lotta? Con un rituale che li protegga dal richiamo dell’ozio.
Finalmente è arrivata l’estate per i nostri bambini e ragazzi. Niente più sveglia presto, niente più voti, interrogazioni o verifiche, niente più compiti. Ah no…I compiti ci sono ancora!
In molte famiglie il tema dei compiti è un argomento spinoso e conflittuale durante l’anno scolastico e lo rimane anche durante i mesi estivi.
Quando i piccoli vanno a scuola si instaura una certa routine, scandita da mattino-scuola e pomeriggio-compiti e/o altre attività extrascolastiche. Durante l’estate, invece, questa routine viene meno e non di rado succede che qualche genitore lanci un SOS a insegnanti, educatori o pedagogisti per sapere come comportarsi per fare in modo che i propri figli svolgano i compiti, cercando di evitare infinite discussioni.
Rituale per i compiti delle vacanze
- Compiti durante la scuola e compiti in estate
- Come Ulisse con le sirene
- Un rituale per resistere alla tentazione di perdere tempo
Compiti durante la scuola e compiti in estate
Per quanto possa sembrare irrilevante, i compiti estivi sono differenti dai compiti da svolgere durante l’anno. Se durante l’anno siamo inseriti in una routine che ci crea un’abitudine, durante l’estate i ritmi e la scansione della giornata cambiano profondamente e tendono a distendersi e ad essere meno incalzanti.
In estate cambia la routine, tutto intorno ai nostri figli comunica loro “pausa”
Tutto intorno ai nostri ragazzi e bambini comunica “pausa”: i centri estivi, le gite, le ore di luce che si attardano nelle sere d’estate e anche la musica con i suoi “tormentoni” concorrono a una sorta di diminuzione dei doveri, una spensieratezza pervasiva.
Molti ragazzi, per esempio, raccontano di provare un certo grado di merito nel riposo estivo. “Me lo sono guadagnato questo dolce far nulla”, raccontano. Altri, invece, cercano di auto-convincersi con frasi motivazionali che alle volte cadono nel vuoto come “Farò una settimana a non fare nulla, ma poi voglio fare tutti i compiti subito, così mi divertirò per il resto dell’estate”. Parafrasando una presunta citazione di Karl Marx “La strada del vizio è lastricata di buone intenzioni”.
Come Ulisse con le sirene
L’estate ci accompagna in divertimenti e spensieratezze difficili da resistere. In altri casi, invece, abbiamo a che fare con una grande noia che prende i nostri bambini e ragazzi, che a un certo punto non sanno più come investire il loro tempo, demotivandosi in un – appunto – torpore dal quale diventa difficile destarsi.
Queste sono solo alcune dinamiche che diversificano la routine scolastica dal tempo trascorso in estate e per i nostri figli fungono da veri e propri “canti delle sirene”.
Non facciamoci ingannare, però. Anche il celebre protagonista descritto da Omero, famoso per la sua sete di conoscenza e per la sua intelligenza, sapeva che al canto delle sirene non si può resistere e che addirittura lui non se sarebbe stato immune.
Ma Ulisse oltre a essere intelligente era anche astuto. Cosa aveva chiesto ai suoi compagni per evitare di cadere in tentazione? Di essere legato all’albero della nave.
Ma attenzione cari genitori, nessuno vi chiederà di legare i vostri figli da nessuna parte della casa, ma la metafora dovrebbe essere oramai chiara.
Ulisse sapeva che il peggior pericolo non erano le sirene, ma sé stesso. Così come i ragazzi, quando hanno la possibilità di parlare con onestà, ammettono che il problema non sono i compiti, ma sono loro stessi a non riuscire a resistere alle tentazioni del “perdere tempo”, divertirsi o altro.
In questo i genitori possono diventare i migliori alleati, così come per Ulisse lo erano i suoi compagni di viaggio.
Un rituale per resistere alla tentazione di perdere tempo
Come prima cosa, una volta ottenuti tutti i compiti delle vacanze dalle insegnanti, possiamo prevedere un programma settimanale di studio suddividendo i compiti.
- In questa fase, che chiameremo preparatoria sarà importante porsi come reali alleati e non come inquisitori. Dobbiamo comunicare ai nostri figli che sappiamo quanto possa essere facile lasciarsi distrarre dalle tentazioni estive e che, insieme, possiamo fare in modo che i compiti non diventino una incombenza ansiogena dell’ultimo mese di vacanza.
- “Patti chiari, amicizia lunga” sarà il nostro motto. Mettiamo subito in chiaro che i compiti sono una responsabilità dello studente, mentre in capo al genitore è solo il monitoraggio di quest’ultimi.
- Creiamo un programma prestabilito sarà più semplice verificare che ciò che dovrebbe essere svolto durante la giornata, sia stato effettivamente concluso.
- Scegliamo insieme anche il momento della giornata in cui svolgerli e il tempo da dedicargli. Non solo insegneremo l’autonomia e la responsabilità, ma tuteleremo il tempo della distrazione e quello dell’impegno.
- Nella fase che chiameremo operativa non possiamo ancora abbassare la guardia. Ulisse, che si è fatto legare all’albero della nave, aveva imposto ai suoi compagni di viaggio di tapparsi le orecchie, cosicché non sarebbero stati corruttibili dalle sue suppliche di essere slegato. Allo stesso modo, noi adulti, avendo preparato insieme ai figli un programma ritenuto da entrambi accessibile, dovremo fare in modo di essere d’aiuto nel resistere alle tentazioni, ma allo stesso tempo incorruttibili sul programma prestabilito. Comprendere quanto possa essere difficile, non significa accettare che non siano in grado di farcela.
- Nella fase finale potremmo prevedere dei rinforzi qualora tutto il programma della giornata o della settimana sia stato svolto. Gite, attività insieme, uscite extra sono solo alcuni dei rinforzi da attribuire in caso di esito positivo.
In ogni caso sono da evitare premi in denaro o regali, che svilirebbero l’impegno, mercificandolo come se non fosse una responsabilità dell’alunno, ma un risultato da raggiungere ad ogni costo da parte del genitore.