I 7 consigli per una comunicazione efficace con un figlio adolescente
Comunicare con i figli adolescenti, quegli alieni che ci sembrano parlare una lingua diversa dalla nostra può essere complesso. Ecco 7 metodi per rendere la strategia comunicativa efficace, fare in modo che ci aprano al loro mondo per riscoprirli poi fragili, forti e pronti ad apprendere dal “mondo dei grandi”.
Adolescenti taciturni, adolescenti ribelli, adolescenti cupi, adolescenti agguerriti, adolescenti in tutto e per tutto. Li ho sentiti definire in tanti modi, come alieni da studiare, appartenenti una società che un po’ non li capisce, e un po’ non si sforza nemmeno più di capirli. In una conferenza mi è già capitato di parlare dell’adolescente come di quell’alieno che condivide con i genitori il suo tempo a cena o a colazione e poco altro. Sempre immerso nella sua avanzata rete social evidentemente più accattivante della nostra rete sociale. Forse, se fossimo della sua generazione, faremmo uguale?
Ma che lingua parla un alieno? Come si comunica con chi non è di questa terra? E se quest’ultimo non fosse intenzionato a mettersi in comunicazione con noi? La tecnologia di questo alieno – il suo smartphone – fa sì che viva in un mondo i cui confini paiono invalicabili, lo so. Ma quando quel ragazzo dà l’opportunità di valicare quella soglia, facciamolo un passo avanti, sforziamoci di parlare la sua lingua, perché lì dietro si può ritrovare l’ingenuità, la fragilità e la potenza di una fase della vita pronta ad assorbire tutto ciò che di bello il “mondo dei grandi” ha da offrire.
7 modi per comunicare con un figlio adolescente
- L’importanza della comunicazione con un figlio adolescente
- Avere ben chiaro l’obiettivo della comunicazione
- Scegliere il modo in cui raggiungere l’obiettivo comunicativo
- Concentrarsi sull’educazione e non sull’addestramento
- Evitare le minacce
- Non sistemiamo noi il suo disordine
- Rimanere sé stessi nell’educazione dei figli
- Mai generalizzare durante i rimproveri
L’importanza della comunicazione con un figlio adolescente
Per comunicare con un adolescente dobbiamo ricordare che ogni comunicazione ha un obiettivo e un’intenzione. Riflettere dunque su quale sia l’obiettivo che ci siamo posti quando comunichiamo è il primo passo per stabilire un contatto sano.
Il genitore parte dal pregiudizio che il figlio non lo ascolterà e il figlio da quello che il genitore lo criticherà su qualcosa
Troppo spesso sento dialoghi tra genitori e figli adolescenti che ripetono lo stesso copione. Genitore che parte dal pregiudizio che il figlio non lo ascolterà e figlio che parte dal pregiudizio che il genitore lo criticherà su qualcosa. Mi piacerebbe dire che questa è solamente un’esagerazione da parte mia, ma troppo spesso si conferma una realtà. Quante volte vi è capitato di iniziare una comunicazione con vostro figlio, sapendo in anteprima che non ascolterà e che questo vi porta già fin dal principio a tenere una tensione comunicativa elevata. “Se non grido, se non mi arrabbio, non mi ascolta!”, mi sento dire.
Eppure parrebbe che la paura del risultato possa in realtà provocarlo. Dalla parte dei figli, invece, quante volte capita che per timore di essere criticato, allora chiuda preventivamente le orecchie e anche qui, producendo lo stesso risultato che si era cercato di evitare.
Appurato che tutte queste strategie, che tendono all’evitamento di un problema, in realtà lo producono, ecco 7 strategie comunicative per parlare con gli adolescenti.
Avere ben chiaro l’obiettivo della comunicazione
Prima di tutto chiariamoci quale sia il nostro obiettivo comunicativo. Grazie a questo sforzo possiamo mettere a fuoco il risultato atteso e altrettanto verificarne l’utilità. Un esempio: se il figlio lascia le scarpe in disordine sul pianerottolo e quando arrivo a casa mi innervosisco alla vista di quel caos, proverò l’impulso di punire, criticare, correggere.
Se prima di entrare in casa e arringare “Lasci sempre le scarpe in disordine! Ma cosa ti passa per la testa?” decidessimo di creare un cuscinetto di attesa in cui riflettere un momento su quale sia l’obiettivo di quello che andrò a dire, allora sono sicuro che si vedranno già i primi benefici. Voglio semplicemente farglielo notare? Voglio che vada ora a sistemare? Voglio direttamente punirlo? Insomma, meno sfoghi, più focus.
Scegliere il modo in cui raggiungere l’obiettivo comunicativo
Una volta chiarito l’obiettivo sarà da pensare alla modalità con la quale sarà plausibile raggiungere l’obiettivo. Se nell’esempio di prima il mio obiettivo era “Voglio farglielo notare” non dovrò di certo usare una modalità iper-critica o punitiva. Piuttosto, avendo bisogno della sua attenzione, possiamo andare dal giovane e dirgli “Ho trovato le scarpe in disordine. Te ne ho sistemate una parte.”
Concentrarsi sull’educazione e non sull’addestramento
Un adolescente altro non è che una persona giovane, non è un’entità a sé stante. In qualità di giovane, va guidato, aiutato e forse anche capito. Non concentriamoci su ciò che non fa o che non è, piuttosto su ciò che vorrebbe. Se, per esempio, il ragazzo sta giocando ai video giochi, e dimentica di sistemare le scarpe lasciate all’ingresso, evitiamo frasi di frustrazione come “Stai sempre attaccato a quei videogames!”, queste non producono mai nulla se non una sua ulteriore chiusura da frustrazione.
Proviamo semplicemente a ricordargli che deve fare una cosa, comprendendo anche che se in quel momento è dedito al videogioco è oramai tardi per intentare ogni forma di azione correttiva – avremmo piuttosto dovuto pensarci prima -. Aspetteremo che sia finito il tempo concesso al gioco, per ricordargli quali sono i compiti della convivenza: andare a sistemare le scarpe.
Evitare le minacce
“Se non metti a posto, ti butto tutto fuori dalla finestra: videogames, cellulare, tablet. Tutto!”. Data l’evidente – evidente per noi, figuriamoci per il ragazzo – non fattibilità della cosa, evitiamo di minacciare con esagerazioni che non si concretizzano. Perderemo di credibilità, autorevolezza e potenza comunicativa.
Non sistemiamo noi il suo disordine
Allo stesso modo evitiamo i rimproveri verso qualcosa che non è stato fatto, se in cuor nostro sappiamo che dopo 5 minuti saremo lì a mettere in ordine ciò su cui era stato rimproverato. Anche qui perderemo di credibilità e non staremo investendo sulla nostra potenza comunicativa.
Rimanere se stessi nell’educazione dei figli
Troppo spesso vedo genitori con personalità affascinanti annullarsi di fronte ai figli. Tirate fuori il nostro vero essere.
Non importa che siate giusti, l’importante è che siate veri
I ragazzi hanno bisogno di modelli, non di modellatori. I ragazzi hanno bisogno di assorbire ciò che di bello abbiamo da offrire e tra queste cose c’è la personalità dei genitori. Non importa che siate giusti, l’importante è che siate veri. I ragazzi hanno bisogno di questo.
Mai generalizzare durante i rimproveri
Evitiamo con tutte le nostre forze di generalizzare. “Ecco, fai sempre così”, “Sei sempre il solito”, “Sei cocciuto come un mulo” ecc ecc. Se è vero che l’essere umano è in costante evoluzione, questo è ancora più vero per un adolescente.
Questa è tra le cose che più mortifica un adolescente: vedersi cristallizzare dai propri genitori in generalizzazioni che non solo non possono essere vere, ma che non lo aiutano a concepirsi come una persona in trasformazione.
Fonte: https://www.wamily.it/i-7-consigli-per-una-comunicazione-efficace-con-un-figlio-adolescente/