Dalla famiglia normativa a quella affettiva: rimanere prossimi, senza mai essere approsimativi
La famiglia negli ultimi anni è molto cambiata, assecondando i cambiamenti di una società in continua evoluzione. Se prima fare i genitori era considerato quasi naturale, oggi non è così. Oggi i genitori hanno paura di sbagliare, vogliono proteggere i bimbi all’inverosimile. Dovrebbero invece lasciarli sbagliare, rimanendo sempre punti di riferimento e aiuto.
Lo abbiamo già detto, oggi rincorriamo un’esigenza sempre più forte, sempre più evidente circa l’educazione e tutto ciò che gli sta intorno. Ma perché ci troviamo ad affrontare questa sfida, nonostante la famiglia, agenzia educante primaria, sia un’istituzione sociale da sempre presente.
Com’è possibile che ci ritroviamo oggi a discutere di educazione in modo così diffuso, quando di educazione ci siamo sempre occupati, esperti e non. Una cosa naturale, potremmo dire, eppure non più normale, ma speciale. L’educazione è di tutti, ma sempre meno per tutti, ecco quindi che si mettono in discussione le istituzioni fondamentali dell’educare, di cui la famiglia è capofila.
Essere famiglia oggi
- Famiglia: “ponte” tra il vecchio e il nuovo
- Famiglie e nuova educazione: quante aspettative…
- Ritrovare la bussola
Famiglia: “ponte” tra il vecchio e il nuovo
Fino agli anni ’60 vivevamo di istituzioni educative certe e solide come la famiglia, la scuola e, più in generale, gli adulti. L’adulto, che appartenesse o meno a una istituzione riconoscibile, faceva parte di un’autorità collettiva, un insieme coeso di norme e regole che disciplinavano il vivere in collettività. A mantenere l’equilibrio tra adulti, giovani e bambini era la paura, il timore dell’adulto, la riverenza nei suoi confronti e dell’istituzione che rappresentava.
La modernità ha cambiato le regole del gioco, fino a mettere in discussione i valori su cui si poggiava l’educazione. Da un mondo educante normativo, rigido, anche severo verso i bisogni dei più piccoli, a un mondo educante affettivo, premuroso, attento ai bisogni dei bambini e giovani.
Un salto in avanti, certo, ma come ogni cambiamento (più forse una rivoluzione) anche questo porta con sé scosse sismiche che ci hanno fatto perdere l’equilibrio. Scosse che hanno portato addirittura a mettere le istituzioni l’una contro l’altra. Non di rado troviamo famiglie accanirsi con le scuole e viceversa, genitori che litigano a una partita di calcio e via così discorrendo con una lunga lista di notizie di cronaca.
La modernità ha modificato i rapporti con l’autorità, sostituendo il contrappeso della paura con quello dell’affettività.
Famiglie e nuova educazione: quante aspettative…
Il Pater familias è sempre meno un’autorità all’interno del sistema famiglia. Lo abbiamo detto, sono cambiati i rapporti d’autorità e da un modello profondamente verticale, oggi assomigliamo di più a un modello orizzontale.
Oggi per non creare disturbi o intoppi nella crescita di un figlio evitiamo anche il conflitto
Questo nella speranza che, assottigliando la distanza tra genitori e figli, si possa giungere a una educazione più prossimale, senza però aver tenuto conto dell’approssimazione educativa a cui rischiamo di arrivare. L’aspettativa a cui spesso si tende è quella di non creare disturbi o intoppi nella crescita di un figlio, allontanando l’idea di conflitto a cui eravamo abituati prima della trasformazione.
L’aspettativa nasce dal rapporto che abbiamo con i miti del nostro tempo: benestare, benessere, affetto incondizionato e, forse, bassa preoccupazione. Questi portano con loro non poche debolezze educative. Siamo orientati allo stare bene oggi, senza pensare agli effetti sul domani. Gli effetti oramai sempre più evidenti e rintracciabili nei nuovi sentimenti che abitano i sistemi famiglia: disagio, incertezza, approssimazione e, in diversi casi, paura, sono la dimostrazione della mancanza di una bussola.
I miti del nostro tempo: benessere e affetto incondizionato, portano con loro non poche debolezze educative
Oggi fare il genitore, pratica che prima accadeva con naturalezza, per imitazione, avviene affidandosi a modelli di una società nuova e rinnovata, ma senza riferimenti espliciti, provando una nuova educazione senza riferimenti fissi. Ed è così che siamo soliti incontrare genitori che sentono loro stessi la necessità di soddisfare tutti i bisogni di un figlio, confusi dall’inganno che il righello per misurare l’efficacia genitoriale sia la capacità di soddisfarli.
Il tutto concorre alla ricerca dell’intervento educativo perfetto, affamando di buone prassi non tanto per una sana voglia di mettersi in gioco, ma per avere la pillola giusta per uscire da quel senso di inadeguatezza che così spesso viene vissuto nel ruolo di genitore.
Oggi la ricerca del modello educativo corretto è necessaria per uscire da quel senso di inadeguatezza che pervade i genitori
La famiglia oggi smette di essere un’istituzione, una evoluzione prevedibile e rassicurante della coppia, ma una scelta attenta e ponderata, spesso ritardata. Allontanandoci dalla naturalezza di cui era caratterizzato il “mettere su famiglia”, l’abbiamo resa una scelta “speciale”, necessitando tanto spesso di interventi “speciali”.
Ritrovare la bussola
Ogni cambiamento porta con sé una fase di smarrimento, ma non per questo bisogna tornare indietro. Le conquiste raggiunte sono parte di una società sempre più attenta ed evoluta.
Il desiderio di accorciare le distanze con un figlio non deve significare in alcun modo avvicinare il gap generazionale, ed essere attenti alle sue necessità non significa travisare il modello puerocentrico (bambino al centro) rendendolo una dittatura del figlio.
L’impegno, mentale e fisico, che oggi viene dedicato alla cura di un figlio porta con sé troppo spesso lo sconforto per aver deluso le aspettative. Questo deve metterci in allarme e farci domandare se sia stiamo seguendo la bussola corretta.
Siamo così tanto orientati all’oggi che dimentichiamo che la bussola dell’educare è il domani
Siamo così orientati all’oggi che ci dimentichiamo che la bussola dell’educare è il domani, il seminare una serie di informazioni che solo il tempo potrà far nascere. Da qui, l’esigenza di tornare a cercare l’autonomia come unico orientamento del nostro agire educativo, perché lo scopo finale dell’essere genitore è permettere a un figlio di crescere con quei valori che lo guideranno nel mondo, mentre non saremo lì a proteggerlo.
Ecco che trasmettere il senso del limite, educare alla rinuncia, accogliere il bambino in tutte quelle che sono le sue disponibilità e le sue abilità, devono rimanere obiettivi indelebili nella mente di ogni genitore. Mentre sarà il come raggiungerli a subire tutte quelle modificazioni che la società, in perenne evoluzione, porta con sé, nonché le attitudini e le caratteristiche di ogni genitore.
Il compito della famiglia non è quello di proteggere i propri figli dagli errori ma di far capire loro che dietro all’errore c’è un insegnamento
Il compito di una famiglia non è fare in modo che il figlio non sbagli mai, ma fare in modo che ogni volta che questo accadrà, lui abbia il desiderio di raccontare cosa questo fallimento gli ha insegnato, rientrando nel suo posto sicuro. E i genitori devono anche poter gioire all’idea di aver educato un figlio che sa sbagliare in autonomia. Preoccupandosi, sì, ma senza dimenticare di trasmettere fiducia.